FABRICA

english version below

concept Paola Bianchi in collaborazione con Stefano Murgia
coreografia e danza Paola Bianchi
sound design Stefano Murgia
lighting design Paolo Pollo Rodighiero
collaborazione artistica Roberta Nicolai
costumi PianoB
progetto sostenuto da Teatri di Vetro (Roma), Fabrique Autonome des Acteurs (Bataville-Moussey, FR), Caracol Olol Jackson (Vicenza), Teatro Akropolis (Genova), Teatro Galli (Rimini), Città di Ebla/Festival Ipercorpo (Forlì), KOMM TANZ/PASSO NORD progetto residenze Compagnia Abbondanza/Bertoni (Rovereto), Teatro delle Moire/Danae Festival (Milano), AAMOD - Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (Roma), IntercettAzioni - Centro di Residenza Artistica della Lombardia
grazie a i Bata Boys, Martin, Marielaure, Cécile, Louis, Gerard, Asghar, Teo, Oprea, Massimiliano, Elio, Stefano, Gianna, Elisabetta, Carlo, Eugenio, Pietro, Leila, Luciana, Eduardo, Roberta, Sem, Luca, Matteo, Fabio
produzione PinDoc
con il contributo di MiC e Regione Sicilia


foto Paola Bianchi


                                                                            Il lavoro è meritatamente odioso
                                                                            Giuseppe Rensi

       FABRICA è uno scavo negli archivi mnemonico-corporei di lavoratori e lavoratrici di diverse generazioni incontrati durante le varie residenze artistiche. FABRICA è uno scavo negli archivi storici di fabbriche e aziende (là dove è possibile), un’indagine che abbraccia la storia, che interroga lo spazio, perché lo spazio modifica i corpi che lo abitano e quello spazio determina il disegno coreografico. FABRICA si avvicina ai corpi che hanno vissuto, subìto quello spazio, corpi che portano in sé archivi di movimenti obbligati, una partitura di gesti dettata dal lavoro. La trasformazione fisica degli esseri umani, e la trasformazione dei luoghi e degli spazi raccontano una trasformazione della società e lo fanno andando a toccare radici profonde, archivi che si sommano e si compenetrano. Lungi dal riprodurre i gesti del lavoro in una sorta di coreografia di chapliniana memoria, FABRICA non prevede compassione. C’è assunzione per mezzo di destrutturazione. Cosa significa allora trasformare un gesto produttivo in un gesto che non produce materia, un gesto che trasforma e crea materia, in un gesto che crea qualcosa di immateriale?

    FABRICA è un lungo viaggio tra i luoghi e i corpi del lavoro, un viaggio atto a creare una mappa affettiva di quei corpi e di quei luoghi.


    FABRICA è una serie di azioni coreografiche che nascono durante altrettante residenze artistiche. Ogni residenza prevede l’incontro con lavoratori e lavoratrici oltre all’analisi degli spazi posseduti dal lavoro. I materiali raccolti vanno a creare una performance specifica per ogni luogo il cui titolo riconduce al luogo in cui la stessa verrà creata, affiancando a FABRICA il codice di avviamento postale e il nome del luogo stesso. FABRICA porta con sé pezzi di storie personali e collettive, archivi di gesti, parole, suoni e immagini in una connessione che passa attraverso il corpo nella scena.

        PRIME TAPPE DI FABRICA: 

FABRICA 57770 [ Bataville ]
Maggio/giugno 2022 residenza creativa presso FAA (Fabrique Autonome des Acteurs) a Bataville-Moussey, cittadina costruita nel 1931 da Tomáš Bat’a, fondatore della fabbrica di scarpe Bata.

FABRICA 57770 [ Bataville ], prima tappa di un lungo viaggio tra i luoghi e i corpi del lavoro, è uno scavo negli archivi storici della fabbrica di scarpe Bata e negli archivi mnemonico-corporei di ex lavoratori e lavoratrici incontrati durante una residenza alla FAA di Bataville-Moussey. Il lavoro nella fabbrica, la catena di montaggio, i turni sfiancanti, così come il rapporto paternalistico instaurato tra padrone e lavoratrici e lavoratori, sono stati i punti cardine di questo primo affondo nel mondo del lavoro.





FABRICA 36100 [ Vicenza ]
Settembre 2022 residenza creativa presso Caracol Olol Jackson (organizzazione no profit, progetto collettivo che prevede la creazione di uno spazio dove costruire), Vicenza.

FABRICA 36100 [ Vicenza ] nasce dall’incontro con corpi e spazi del presente e del passato industriale vicentino, da interviste, esplorazioni di siti abbandonati e fabbriche in piena attività. Il lavoro di ieri nell’industria tessile, il lavoro di oggi nei capannoni della logistica che riformula quotidianamente i risultati attesi a seconda della domanda.
Che la scena diventi allora la scena di un delitto, quello delle vite sacrificate al lavoro. Che il discorso dominante con tutte le sue brutture si impadronisca dello spazio sonoro della scena.





FABRICA 16100 [ Genova ]
Febbraio/marzo 2023 residenza creativa presso Teatro Akropolis a Genova

FABRICA 16100 [ Genova ], terza tappa del progetto ELP | corpi del lavoro, affonda lo sguardo nella storia operaia di Luciana che per dieci anni ha lavorato alla catena di montaggio al Tubettificio Ligure - fabbrica atta alla produzione di alluminio primario e secondario di Stato, chiusa da anni. La sua storia personale si intreccia con le storie delle altre operaie. Luciana parla, racconta, e le sue parole entrano nel corpo, entrano nello spazio frantumandolo in settori: ogni settore uno stato del corpo, isole in cui il corpo diventa altro, in cui è altro da prima. Una drammaturgia del corpo frammentata, interrotta e connessa da spostamenti nello spazio, un passaggio da una memoria all’altra. Una narrazione muscolare, tendinea, scheletrica, una continua oscillazione tra micro e macro, tra dettaglio e visione di insieme. 
FABRICA 16100 [ Genova ] ha il sapore di una biografia, di un percorso individuale, di una scena in presa diretta, di un qui e ora che non è più storia.





FABRICA [ AAMOD ]

Giugno/luglio 2023 Roma


Il corpo operaio incatenato. Il corpo operaio martoriato, recluso, misurato. Il corpo operaio schiacciato dal rullo compressore della produttività, di un tempo che è denaro. Isolato, infantilizzato, mutilato. Il corpo come destino, come fardello da cui liberarsi.

I corpi operai in rivolta, in sollevazione. In nome del rifiuto, del sabotaggio, per l’autonomia. Il contropotere di quei corpi tradito, negato, cancellato dalla Storia.

Un corpus di immagini che reclama un movimento concreto, un montaggio muscolare che ne liberi l’essenza trasformatrice contro un esistente che sul disciplinamento di quei corpi ha posto le basi di una gerarchia ormai penetrata sotto pelle.

Un corpo nella scena infine che incarna i frammenti, le tensioni, gli attriti di quei corpi per riscattarli, attraverso un montaggio vivo, dalla paralisi del tempo e della sconfitta.






ANARCHIVIO FABRICA
Nato per la sezione Ambienti di Teatri di Vetro 17.

Un ambiente in cui sostare, guardare, leggere, parlare, ascoltare. Un luogo in cui poter incontrare materiali e frammenti del progetto FABRICA.


       Quello legato a FABRICA è un archivio dinamico, performativo, un archivio composto da un insieme di pratiche, difficile da imbrigliare in schemi, in griglie atte alla catalogazione, una raccolta di materiali ibridi con segni molto differenti. È un archivio anacronico, le epoche si mescolano con salti temporali, si tratta di geografia più che di storia. È un archivio anarchico per sua natura, un anarchivio. Un luogo in cui creare la propria strada, il proprio ordine, un luogo solo apparentemente caotico, un luogo degerarchizzato. Se la parola archivio vede la sua nascita grazie alla parola greca archè (antichità, principio, primato ma anche autorità, governo), il processo di trasmissione della danza legato al progetto ELP ne ribalta il senso proprio per la sua natura de-gerarchizzante, per l’apertura a una libera circolazione dei materiali, alla loro condivisione senza legami con l’originale, con il principio.

      L’archivio FABRICA non comprende solo immagini ma anche testimonianze reali, parole e corpi, persone in carne e ossa con le quali di volta in volta interagiamo. Il contatto diretto con le persone porta con sé un aspetto non indifferente nella messa in corpo di quelle parole: l’empatia. Il mio corpo si fa mappa sentimentale di quei corpi, di quei racconti. Ma i sentimenti, le emozioni sono catalogabili? Sono archiviabili? Può il mio corpo diventare archivio di emozioni? O non restano forse sospese tra il pensiero e l’azione? Quale processo di incarnazione mettono in atto? La coreografia può creare emozioni. Ma un’emozione può creare una coreografia? Forse, ma non nel mio caso, non ne conosco la strada. La coreografia, la forma del corpo, il suo stato, il suo spessore, la sua forza sono elementi concreti. Sono stati reali del corpo. L’emozione batte nel corpo con forme che muovono in direzioni conformi. E il conforme fa a pugni con l’informe. Che azione compie allora l’emozione? Sconquassa, distrugge l’ordine, sfalda le certezze per aprirsi a un archivio anarchiviabile. 

L’emozione avvolge, l’immagine penetra.  

L’emozione sparpaglia, l’immagine fissa.



foto Margherita Masè


FABRICA 20100 [ Milano ]
Marzo/giugno 2023 residenza creativa presso LachesiLab/Teatro delle Moire a Milano

Se il capitale disciplina il corpo con il lavoro secondo una logica di asservimento al capitale stesso, come reagiscono i corpi quando esso, pur non generando lavoro, chiede di aderire completamente al suo progetto, spingendoci a sostenere il suo pensiero predatorio? Come agiscono nella costrizione di un inseguimento continuo dell’ultima tendenza? Quanti selfie dovremo ancora scattare? Quante frasi retoriche dovremo ancora pubblicare sui social? Su quante panchine dovremo ancora sederci prima di comprendere che siamo il mezzo per il lavaggio di finte coscienze?  
FABRICA 20100 [ Milano ] è un racconto distopico, un inseguimento da brand, un luogo prossimo alla desertificazione - piccole piante si insinuano nelle fessure dell’asfalto e del cemento - un luogo in cui si muore per strada senza che nessuno intervenga, un luogo dove il lavoro è un’idea, dove il verde è un’idea, un luogo dove non è contemplato il dissenso.


foto Sara Meliti



Ogni tappa del progetto può essere replicato in altri spazi, luoghi, città.

FABRICA è parte di ELP | CORPI DEL LAVORO


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english version

FABRICA

concept Paola Bianchi in collaboration with Stefano Murgia
choreography and dance Paola Bianchi
sound design Stefano Murgia
lighting design Paolo Pollo Rodighiero
artistic collaboration Roberta Nicolai
costumes PianoB
a project supported by Teatri di Vetro (Roma, IT), Fabrique Autonome des Acteurs (Bataville-Moussey, FR), Caracol Olol Jackson (Vicenza, IT), Teatro Akropolis (Genova, IT), Teatro Galli (Rimini, IT), Città di Ebla/Festival Ipercorpo (Forlì, IT), Teatro delle Moire/Danae Festival (Milano, IT), AAMOD - Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (Roma, IT), KOMM TANZ/PASSO NORD residencies project by Compagnia Abbondanza/Bertoni (Rovereto, IT), IntercettAzioni - Centro di Residenza Artistica della Lombardia (Milano, IT)
thanks to Bata Boys, Martin, Marielaure, Cécile, Louis, Gerard, Asghar, Teo, Oprea, Massimiliano, Elio, Stefano, Gianna, Elisabetta, Carlo, Eugenio, Pietro, Leila, Luciana, Eduardo, Roberta, Sem, Luca, Matteo, Fabio
production PinDoc
with the contribution of MiC and Regione Sicilia


ph. Michela Di Savino


The work is deservedly hateful
Giuseppe Rensi

         FABRICA is an excavation in the mnemonic-body archives of workers of different generations met during various artistic residencies. FABRICA is an excavation in the historical archives of factories and companies, an investigation that embraces history and interrogates space, because space determines the bodies that inhabit it and that space determines the choreographic design. FABRICA approaches the bodies that have lived, suffered that space, bodies that carry within them archives of obligatory movements, a score of gestures dictated by work. The physical and physiognomic transformation of human beings, and the transformation of places and spaces tell of a transformation of society, and they do so by touching deep roots, archives that add up and interpenetrate. Far from reproducing the gestures of work in a kind of Chaplinian choreography, FABRICA does not involve compassion. There is assumption by means of deconstruction. So, what does it mean to transform a productive gesture into a gesture that does not produce matter, a gesture that transforms and creates matter, into a gesture that creates something immaterial? 

        FABRICA is a long journey among places and bodies of work, a journey to create an affective map of those bodies and places. 

        FABRICA is a series of choreographic actions created during as many artistic residencies. Each residency involves encounters with workers as well as an analysis of the spaces occupied by the work. The materials collected are used to create a specific performance for each place whose title leads back to the place where it is created, placing FABRICA alongside the postcode and the name of the place itself. 
           FABRICA brings with it pieces of personal and collective stories, archives of gestures, words, sounds and images in a connection that passes through the body on stage.

        First steps of the FABRICA project: 

FABRICA 57770 [ Bataville ]
May/June 2022 creative residency at FAA (Fabrique Autonome des Acteurs) in Bataville-
Moussey, a town built in 1931 by Tomáš Bat'a, founder of the Bata shoe factory 

FABRICA 57770 [ Bataville ], the first step in a long journey through places and bodies of work, is an excavation in the historical archives of the Bata shoe factory and in the mnemonic-body archives of former workers met during a residency at the FAA in Bataville-Moussey. The work in the factory, the assembly line, the exhausting shifts and the paternalistic relationship between the boss and the workers were the key points of this first plunge into the world of work.
        


FABRICA 36100 [ Vicenza ]
September 2022 creative residency at Caracol Olol Jackson (non-profit organisation,
collective project involving the creation of a space in which to create) in Vicenza

FABRICA 36100 [ Vicenza ] was born from the encounter with the bodies and spaces of Vicenza's present and industrial past, from interviews, explorations of abandoned sites and factories in full activity. Yesterday's work in the textile industry, today's work in the warehouses of logistics, which reformulate the expected results every day according to demand.
Let the scene then become the scene of a crime, that of lives sacrificed at work. Let the dominant discourse with all its ugliness take over the sound space of the scene.


FABRICA 16100 [ Genova ]
February/March 2023 creative residency at Teatro Akropolis in Genova 

FABRICA 16100 [ Genova ], the third phase of the ELP | bodies of work project, delves into the working class history of Luciana, who worked for ten years on the assembly line at the Tubettificio Ligure - a factory for the production of primary and secondary aluminium, which closed down years ago. Her personal story is interwoven with those of the other workers. Luciana speaks, she narrates, and her words enter the body, enter the space, dividing it into sectors: each sector a state of the body, islands where the body becomes different, where it is different from before. A dramaturgy of the body fragmented, interrupted and connected by shifts in space, a passage from one memory to another. A muscular, tendinous, skeletal narrative, a constant oscillation between micro and macro, between detail and overview. 
 FABRICA 16100 [ Genova ] has the flavour of a biography, of an individual journey, of a live scene, of a here and now that is no longer history.


FABRICA [ AAMOD ]
June/July 2023, Roma

The chained worker's body. The battered, shackled, measured worker body. The worker body crushed by the steamroller of productivity, of a time that is money. Isolated, infantilised, mutilated. The body as destiny, as a burden to be freed from.
 Workers' bodies in revolt, in uprising. In the name of rejection, of sabotage, for autonomy. The counter-power of those bodies betrayed, denied, cancelled by History.
 A corpus of images that claims a concrete movement, a muscular montage that frees its transforming essence against an existing that on the disciplining of those bodies has laid the foundations of a hierarchy now penetrated under the skin.
 A body on stage, finally, that embodies the fragments, the tensions, the friction of those bodies, in order to free them, through a living montage, from the paralysis of time and defeat.

ANARCHIVIO FABRICA 
installation - an environment in which to stop, look, read, talk, listen
Created for the Ambienti section on Teatri di Vetro 17.

What is associated with FABRICA is a dynamic, performative archive, an archive composed of a set of practices that are difficult to harness into schemes, into grids suitable for cataloguing, a collection of hybrid materials with very different signs. It is an anachronistic archive, epochs intermingle with temporal leaps, it is geography rather than history. It is, by its very nature, an anarchic archive. A place in which one makes one's own way, one's own order, a place that is only apparently chaotic, a degerarchised place. If the word archive has its origins in the Greek word archè (antiquity, principle, primacy, but also authority, government), the process of dance transmission linked to the ELP project reverses its meaning precisely because of its de-hierarchising nature, because of its openness to a free circulation of materials, to their sharing without being bound to the original, to the principle.
The FABRICA archive contains not only images, but also real testimonies, words and bodies, flesh and blood people with whom we come into contact from time to time. Direct contact with people brings with it a not inconsiderable aspect in the embodiment of these words: empathy. My body becomes a sentimental map of these bodies, of these stories. But can feelings and emotions be catalogued? Can they be archived? Can my body become an archive of feelings? Or do they remain suspended between thought and action? What process of embodiment do they enact? Choreography can create emotion. But can emotion create choreography? Perhaps, but not in my case, I do not know the way. Choreography, the shape of the body, its condition, its strength are concrete elements. They are real states of the body. Emotion beats in the body with forms that move in conforming directions. And the conforming struggles with the formless. What does emotion do then? It shatters, it destroys order, it shatters certainties in order to open up an anarchic archive. 
Emotion envelops, the image penetrates.
Emotion scatters, the image fixes.


FABRICA 20100 [ Milano ]
March/June 2024 creative residency at LachesiLab/Teatro delle Moire, Milano

If capital disciplines the body with labour according to a logic of subordination to capital itself, how do bodies react when it does not produce labour, but demands total adherence to its project, forcing us to support its predatory thinking? How do they act under the constraint of a constant pursuit of the latest trend? How many more selfies must we take? How many more rhetorical phrases will we have to post on social media? How many benches will we have to sit on before we realise that we are the medium for the washing of false consciences? 
 FABRICA 20100 [ Milan ] is a dystopian story, a hunt for a brand, a place close to desertification - small plants creep into the cracks in the asphalt and cement - a place where people die in the streets without anyone intervening, a place where work is an idea, where green is an idea, a place where dissent is not considered.


Each step of the project may be replicated in other spaces, places, cities.

                                                                    FABRICA is part of ELP | BODIES OF WORK
























































































































































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