settembre 2023
nel 1995 Fiorella Rodella, allora laureanda in psicologia e oggi psicoterapeuta, intervista 51 persone sopravvissute alle torture e all’orrore dei campi di sterminio: antifasciste e antifascisti, partigiane e partigiani, militanti, cittadine e cittadini che si erano opposti al regime fascista e per questo deportati nei campi di Dachau, Mauthausen, Auschwitz, Buchenwald.
le interviste, registrate su trenta audiocassette e custodite in una valigia chiusa per quasi trent’anni sono state riportate alla luce dal progetto Voci dalla storia.
mi vengono consegnati 60 file audio - le cassette sono state infatti digitalizzate - di una durata media di 40 minuti ciascuno. più o meno 40 ore di interviste, di testimonianze, di voci.
tesi di laurea di Fiorella Rodella. Campi di concentramento e deportazione per motivi politici: uno studio controllato a 51 anni dalla Liberazione, Università degli Studi di Padova, Facoltà di Psicologia, Anno Accademico 1995 – 1996
principali KZ: Dachau | Buchenwald | Mauthausen | Flossenbürg | Ravensbrück | Auschwitz | Bergen-Belsen
ottobre – novembre 2023
ascolto in cuffia. ascolto e prendo appunti. a volte devo fermarmi. vado a prendere aria, faccio un giro nell’aia. ritorno. ricomincio. e a volte è difficile trattenere le lacrime. c’è chi è stato arrestato a 16 anni per gelosia perché amico di una ragazzina fidanzata con un fascista, chi a 17 anni perché aveva scritto in un quaderno “abbasso il fascismo”, chi perché ha partecipato agli scioperi del marzo 1944, appartenenti alle forze armate italiane dopo l’8 settembre del 1943, partigiane e partigiani denunciati da spie.
triangolo rosso – strasse o lagerstrasse (la rasatura a zero della striscia centrale dei capelli che, dalla fronte alla nuca, veniva praticata ai deportati italiani in segno di disprezzo – considerati traditori).
triangolo rosso – strasse o lagerstrasse (la rasatura a zero della striscia centrale dei capelli che, dalla fronte alla nuca, veniva praticata ai deportati italiani in segno di disprezzo – considerati traditori).
peso corporeo
prima dopo età al momento della deportazione
80 kg. 45 kg. 25
56 kg. 31 kg. 18
78 kg. 49 kg. 26
87 kg. 40 kg. 21
78 kg. 38 kg. 22
55 kg. 34 kg. 18
54 kg. 36 kg. 23
62 kg. 34 kg. 27
70 kg. 38 kg. 20
70 kg. 35 kg. 18
65 kg. 37 kg. 26
62 kg. 35 kg. 19
62 kg. 30 kg. 22
58 kg. 32 kg. 22
60 kg. 36 kg. 21
65 kg. 33 kg. 22
70 kg. 45 kg. 23
62 kg. 48 kg. 18
48 kg. 35 kg. 21
60 kg. 40 kg. 16
74 kg. 28 kg. 17
70 kg. 38 kg. 21
…
80 kg. 45 kg. 25
56 kg. 31 kg. 18
78 kg. 49 kg. 26
87 kg. 40 kg. 21
78 kg. 38 kg. 22
55 kg. 34 kg. 18
54 kg. 36 kg. 23
62 kg. 34 kg. 27
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70 kg. 35 kg. 18
65 kg. 37 kg. 26
62 kg. 35 kg. 19
62 kg. 30 kg. 22
58 kg. 32 kg. 22
60 kg. 36 kg. 21
65 kg. 33 kg. 22
70 kg. 45 kg. 23
62 kg. 48 kg. 18
48 kg. 35 kg. 21
60 kg. 40 kg. 16
74 kg. 28 kg. 17
70 kg. 38 kg. 21
…
TRAUMA – cosa significa per il corpo?
palpitazioni | sudore
paura
cose non persone | larve | automi
bestie: cavalli, buoi, mucche, maiali, pecore, prede
visita ai genitali | tosati come pecore
camminiamo con gli zoccoli in mezzo al fango
sempre in allerta | guardarsi alle spalle | sospetto
se c’è un rumore improvviso mi spavento
irritabilità | scatti d’ira | nervosismo | insonnia | iperattività | agitazione | inquietudine
sentirsi senza valore | mal di testa | incubi | mi sento tagliata fuori, isolata | incapace di provare sentimenti
nodo alla gola
anestetizzato
idee di morte
tachicardia | palpitazioni | aritmia
depressione | stanchezza | lentezza
mi sento in trappola
resistenza sopra la media al dolore fisico
solitudine
vertigini
respiro pesante | asma | pleurite | senza fiato | polmoni compromessi
gastrite | ulcera | colite | nausea
gambe gonfie, non si muovono | dolore alle gambe come se avessi ancora gli zoccoli ai piedi
fatico a stare in piedi | dolori alla schiena | pesantezza
malattie della pelle
spulciare
i pidocchi succhiano il sangue
scabbia
i cani ci mordevano i polpacci
avevamo le bocche aperte | bestie in cerca di cibo
quadri di Goya
ripeto la stessa azione più volte
ho paura di sbagliare | faccio le cose con molta attenzione
cose non persone | larve | automi
bestie: cavalli, buoi, mucche, maiali, pecore, prede
visita ai genitali | tosati come pecore
camminiamo con gli zoccoli in mezzo al fango
sempre in allerta | guardarsi alle spalle | sospetto
se c’è un rumore improvviso mi spavento
irritabilità | scatti d’ira | nervosismo | insonnia | iperattività | agitazione | inquietudine
sentirsi senza valore | mal di testa | incubi | mi sento tagliata fuori, isolata | incapace di provare sentimenti
nodo alla gola
anestetizzato
idee di morte
tachicardia | palpitazioni | aritmia
depressione | stanchezza | lentezza
mi sento in trappola
resistenza sopra la media al dolore fisico
solitudine
vertigini
respiro pesante | asma | pleurite | senza fiato | polmoni compromessi
gastrite | ulcera | colite | nausea
gambe gonfie, non si muovono | dolore alle gambe come se avessi ancora gli zoccoli ai piedi
fatico a stare in piedi | dolori alla schiena | pesantezza
malattie della pelle
spulciare
i pidocchi succhiano il sangue
scabbia
i cani ci mordevano i polpacci
avevamo le bocche aperte | bestie in cerca di cibo
quadri di Goya
ripeto la stessa azione più volte
ho paura di sbagliare | faccio le cose con molta attenzione
le audiocassette hanno un rumore di fondo fortissimo, alcune sono inascoltabili. fruscio, vuoti, buchi. di tanto in tanto le voci si fanno lontane, non riesco a capire cosa dicono. mi sembra che siano quelli i momenti più importanti delle interviste, i momenti in cui la crudezza del racconto si fa più difficile da ascoltare, quasi impossibile da dire, come se una forma di pudore spingesse la persona intervistata ad abbassare la voce. un dire senza farsi udire, un dire intimamente sussurrato.
qui nasce […] che nel titolo precede KZ - un non detto, un pezzo mancante, un vuoto – graficamente un luogo chiuso, una prigione
[...]
come fare i conti con una memoria che sta lentamente scomparendo insieme alle ultime persone sopravvissute a quell’orrore?
come rendere viva la memoria?
mi viene in aiuto Aleida Assmann “Ricordare”:
[…]
ciò che si spezza nella cultura di base e va perduto a livello collettivo, cioè i presupposti della comprensione e la sua stessa possibilità fra generazioni diverse, non riguarda solo le grandi opere antiche. Vale anche per i diari dei nostri bisnonni e le lettere delle nostre nonne.
[…]
con il cambiamento generazionale si modifica anche il punto di vista. Dal presente storico dei sopravvissuti, che hanno vissuto in prima persona queste esperienze, si arriverà a un passato puro che si è orami separato dal vissuto. […] Con il dileguarsi del ricordo soggettivo la distanza non sarà solo maggiore, cambierà di qualità. Presto parleranno solo i documenti ufficiali, integrati e arricchiti da foto, filmati, biografie. I criteri di ricerca scientifica saranno più lucidi ma anche o forse incolori; meno pregnanti, pur garantendo una migliore conoscenza e una maggiore obiettività. Nell’ottica della singola indagine storiografica e delle analisi condotte sulla base di ipotesi la condotta morale o la segreta ricerca delle attenuanti, le accuse e l’attribuzione delle colpe, tipiche del metodo storiografico – tutti questi modelli interpretativi del passato – perdono la loro carica politico-esistenziale, sbiadiscono.
con il cambiamento generazionale si modifica anche il punto di vista. Dal presente storico dei sopravvissuti, che hanno vissuto in prima persona queste esperienze, si arriverà a un passato puro che si è orami separato dal vissuto. […] Con il dileguarsi del ricordo soggettivo la distanza non sarà solo maggiore, cambierà di qualità. Presto parleranno solo i documenti ufficiali, integrati e arricchiti da foto, filmati, biografie. I criteri di ricerca scientifica saranno più lucidi ma anche o forse incolori; meno pregnanti, pur garantendo una migliore conoscenza e una maggiore obiettività. Nell’ottica della singola indagine storiografica e delle analisi condotte sulla base di ipotesi la condotta morale o la segreta ricerca delle attenuanti, le accuse e l’attribuzione delle colpe, tipiche del metodo storiografico – tutti questi modelli interpretativi del passato – perdono la loro carica politico-esistenziale, sbiadiscono.
[…]
La memoria vivente si stempera in una memoria sorretta da mediatori perché si lega a supporti materiali quali i monumenti.
La memoria vivente si stempera in una memoria sorretta da mediatori perché si lega a supporti materiali quali i monumenti.
[…]
Il corpo può fungere da vero e proprio mediatore, perché i processi psichici e mentali del lavoro mnestico sono ancorati a fattori sia neuronali, sia corporei.
[…]
Il ricordo soggettivo non è un atto deliberato: si può ricordare o non ricordare affatto.
[…]
ricordare e dimenticare
[…]
ci autodefiniamo attraverso quanto ricordiamo e dimentichiamo collettivamente. Ridefinire l’identità significa sempre anche costruire una nuova memoria. Questo vale, come sappiamo, sia per l’individuo sia per la collettività e si riflette nella riscrittura dei libri di storia, nell’abbattimento di monumenti e nel cambiamento di nome a edifici e luoghi pubblici.
[…]
Il trauma si può descrivere come un’iscrizione corporea durevole che si oppone al ricordo.
[…]
Il marchio è un ostacolo all’oblio, il corpo reca impresse su di sé le tracce del ricordo: il corpo è una memoria.
[…]
Posso incorrere in omissioni nei fatti, in trasposizioni, in errori di date, ma non ingannarmi su quel che ho sentito.
[…]
Il trauma fa del corpo la superficie più immediatamente impressionabile e sottrae l’esperienza alla rielaborazione interpretativa e verbale. Il trauma è l’impossibilità del racconto.
[…]
Il trauma come instabilità nel tempo.
[…]
La forza sovversiva del ricordo.
[…]
Il corpo può fungere da vero e proprio mediatore, perché i processi psichici e mentali del lavoro mnestico sono ancorati a fattori sia neuronali, sia corporei.
[…]
Il ricordo soggettivo non è un atto deliberato: si può ricordare o non ricordare affatto.
[…]
ricordare e dimenticare
[…]
ci autodefiniamo attraverso quanto ricordiamo e dimentichiamo collettivamente. Ridefinire l’identità significa sempre anche costruire una nuova memoria. Questo vale, come sappiamo, sia per l’individuo sia per la collettività e si riflette nella riscrittura dei libri di storia, nell’abbattimento di monumenti e nel cambiamento di nome a edifici e luoghi pubblici.
[…]
Il trauma si può descrivere come un’iscrizione corporea durevole che si oppone al ricordo.
[…]
Il marchio è un ostacolo all’oblio, il corpo reca impresse su di sé le tracce del ricordo: il corpo è una memoria.
[…]
Posso incorrere in omissioni nei fatti, in trasposizioni, in errori di date, ma non ingannarmi su quel che ho sentito.
[…]
Il trauma fa del corpo la superficie più immediatamente impressionabile e sottrae l’esperienza alla rielaborazione interpretativa e verbale. Il trauma è l’impossibilità del racconto.
[…]
Il trauma come instabilità nel tempo.
[…]
La forza sovversiva del ricordo.
[…]
se il corpo è mediatore della memoria,
come accogliere nel corpo quei pezzi di memoria pur avendone una propria? fino a che punto il mio segno coreografico lascia spazio ai modi di altri corpi? come fare i conti con l’alterità, con le tante soggettività?
come accogliere nel corpo quei pezzi di memoria pur avendone una propria? fino a che punto il mio segno coreografico lascia spazio ai modi di altri corpi? come fare i conti con l’alterità, con le tante soggettività?
cosa significa mettere in movimento immagini-dolore, immagini-trauma?
nell’impossibilità del racconto del trauma, il mio corpo diventa cimitero di memorie, inventario della perdita, un luogo di ristagno e rinascita di immagini destinate alla sparizione, dove oblio e memoria, presenza e assenza si alternano nel tentativo di trasmettere un’esperienza intrasmissibile.
capisco che è necessaria la parola
corpo e parola
corpolitico | arma | volto | io-corpo | pelle | dettaglio | dito | informe | pieghe | bestia | vuoto | buchi | trasmettere | immagini-dolore | immagini-traccia | immagini-lacuna | immagini-sparizione | trauma | ricordo | dimenticare | forza sovversiva del ricordo | traccia di sangue del passato | presenza assenza oblio | il mio corpo un cimitero di memorie – un inventario della perdita
immagini-ricordo | memoria lacunosa | memoria corporea | cicatrici | la tortura non abbandona mai il torturato, per tutta la vita | corpo mediatore della memoria | voci | immaginazione
contro la precarietà della memoria
il corpo si appoggia ai buchi, ai vuoti, diventano il filo conduttore della ricerca. mi infilo in quei buchi cercando il fondo, rinunciando a capire per provare a comprendere lo stato di quei corpi. prendo quei buchi e li porto dentro, ne faccio un luogo di ristagno del corpo. spingo le unghie nelle fessure, aspetto che la terra si infili sotto le unghie, ma è solo cenere. non capirò fino in fondo, lo so. resto nella nebbia di un tentativo.
4 – 9 dicembre
residenza sala balletto, Teatro Galli _ Rimini
arriva Stefano suono, parola e corpo
oblio
buchi
vuoti
memoria
ricordo e corpo
ricordo e parola
elenco le parole ricorrenti
cosizzazione del corpo
decidiamo di non inserire le voci delle interviste nel suono dello spettacolo. c'è solo qualche respiro, qualche colpo di tosse.
lo spettacolo è preceduto dall'ascolto di un file audio, il montaggio di alcune parti delle interviste. l'ascolto deve avvenire preferibilmente in una stanza attigua o nel foyer. è un preambolo, un ingresso, un'immersione nel tema.
qui un estratto
il luogo in cui debutteremo è la sala di una biblioteca. pareti e pavimento color lilla. lo spazio ha 4 colonne. il pubblico sarà seduto intorno, ai 4 lati. io, nello spazio racchiuso dalle colonne. (per le repliche successive le colonne saranno sostituite da 4 casse acustiche. lo spazio resta chiuso, il suono si concentra verso l’interno)
ci spostiamo nella sala musica, di fianco alla sala balletto. lì ci sono 4 colonne. usiamo un rotolo di pellicola trasparente ma opaca. l'immagine del corpo viene fatta a pezzi, sezionata. nei campi le persone venivano chiamate pezzi. non eri una persona eri uno Stück (un pezzo).
opacità del corpo dietro la pellicola, perdita dei contorni netti della figura.
ci spostiamo nella sala musica, di fianco alla sala balletto. lì ci sono 4 colonne. usiamo un rotolo di pellicola trasparente ma opaca. l'immagine del corpo viene fatta a pezzi, sezionata. nei campi le persone venivano chiamate pezzi. non eri una persona eri uno Stück (un pezzo).
opacità del corpo dietro la pellicola, perdita dei contorni netti della figura.
la resa visiva ci piace molto.
purtroppo non abbiamo più trovato lo stesso tipo di pellicola trasparente e opaca. un esperimento destinato a restare tale.
il primo gesto che compio è schiacciare il tasto play del piccolo registratore che Fiorella Rodella usò per le interviste. non esce alcun suono. un registratore muto
le parole diventano segno grafico nella scena.
foto Sabrina Tirino
dalla parola al corpo
dalla normalità della parola all’azione coreografica con parola
esposizioni
tensioni | pieghe | vuoti
sibilo
tensioni | rigidità | tremori | mancanza d’aria | ripetizioni
buio
suono
bestia
pidocchi | cibo | pestaggio | grattarsi
dalla parola al suono
il suono sovrasta la voce, la cancella
alle spalle
ripetizioni | mancanza d’aria
corpo scrutato, misurato e pesato
palpitazioni
lampadina che gira
dalla normalità della parola all’azione coreografica con parola
esposizioni
tensioni | pieghe | vuoti
sibilo
tensioni | rigidità | tremori | mancanza d’aria | ripetizioni
buio
suono
bestia
pidocchi | cibo | pestaggio | grattarsi
dalla parola al suono
il suono sovrasta la voce, la cancella
alle spalle
ripetizioni | mancanza d’aria
corpo scrutato, misurato e pesato
palpitazioni
lampadina che gira
per il mio solo del 2020 O_N Pollo ha immaginato un oggetto illuminotecnico che ruotando lentamente scende verso il basso, una luce giratoria. la realizzazione è stata più lunga del previsto e l’oggetto non è stato utilizzato per lo spettacolo, in compenso è stato oggetto di numerose sperimentazioni, installazioni e video.
una lampadina appesa a un braccio che ruotando lentamente scende. al centro della scena. questo è il suo posto. questo è il momento giusto per utilizzarla.
la luce circoscrive lo spazio, un cerchio di 3 metri circa di diametro. il corpo all’interno del cerchio. palpitazioni, pulsazioni, lento spegnimento del corpo.
una lampadina appesa a un braccio che ruotando lentamente scende. al centro della scena. questo è il suo posto. questo è il momento giusto per utilizzarla.
la luce circoscrive lo spazio, un cerchio di 3 metri circa di diametro. il corpo all’interno del cerchio. palpitazioni, pulsazioni, lento spegnimento del corpo.
[…] «Ricordare vuol dire dimenticare» dirà più volte e lo farà attraverso un lavoro pregiato e rispettoso dell’orrore e dolore tout court, non solo di quello dell’Olocausto, ma di tutte le violenze e i genocidi della storia, passati e presenti. Simbolo di questo esercizio di archivio, una lampadina che con movimenti circolari scende gradualmente sulla scena restringendo sempre di più la porzione di spazio illuminata; e scendendo ancora gira attorno al corpo della danzatrice, alle sue parole e ai gesti che si fanno impercettibili, fino a quando tutta la sala resta immersa nel buio e resta acceso solo un cerchio di luce, che non dovrebbe spegnersi mai.
così ha scritto Lucia Medri dopo la visione di […] KZ al festival Teatri di Vetro 2024.
mi appoggio al corpo, alla danza, al solo – un solo di danza il cui titolo indicibile fa rabbrividire.
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