martedì 22 gennaio 2019

Paola Bianchi appartiene a una generazione di autori della danza contemporanea che sta fra i cosiddetti “pionieri” degli anni Ottanta e gli esponenti palingenetici dei Novanta. Forse per questo motivo, fin dagli esordi, convivono, nella sua corporeità e nella sua ricerca, in modo artisticamente rilevante l’assenza della rinuncia al movimento e l’iconoclastia propria di fine Millennio.
Coinvoltasi con ogni medium che le offriva il panorama dell’arte contemporanea, non si è mai lasciata intrappolare dalle spire delle mode e delle retoriche, rivendicando sempre con forza il valore politico del corpo danzante.
Dopo l’esplorazione delle contraddizioni muscolari, che mettevano in forma il rapporto fra desiderio di muoversi e paralisi imposta dal potere, Paola Bianchi ha fatto dell’impedimento la sua cifra estetica, culminata anche in immagini concrete di gabbie più o meno simboliche o di freddi tavoli anatomici, dove interrogare la positiva, benché a volte dolorosa, energia della vita.
Lasciata per qualche anno la ribalta dei teatri e delle kermesse della danza, ritorna in questi ultimi tempi con una progettualità positiva, che fa dell’incontro con l’altro il nutrimento di una energia artistica necessaria. Districandosi fra formati scenici modulari che estendono la possibilità di rendere la performance un’esperienza, prima ancora che un prodotto da consumare, Paola Bianchi oggi danza con un corpo trasparente di potente qualità, portatore di una presenza luminosa perché derivata da una lucida coscienza percettiva, in grado di tradurre sulla scena i tratti pertinenti di una nuova estetica cognitiva e - per usare un ossimoro tensivo - di una emozione razionale.    
                                                                                        Alessandro Pontremoli




Paola Bianchi belongs to a generation of authors of contemporary dance that is placed between the so-called "pioneers" of the eighties and the palingenetic exponents of the nineties. Probably for this reason, since the beginning, the absence of the renunciation of movement and the iconoclasm of the end of the Millennium coexist in her corporeity and in her research in an artistically relevant way.
Involved in every medium offered by the contemporary art scene, she has never allowed herself to be trapped in the spirals of fashions and rhetoric, always strongly asserting the political value of the dancing body.
After exploring muscular contradictions, which gave shape to the relationship between the desire to move and paralysis imposed by power, Paola Bianchi has made impediment her aesthetic signature, culminating in concrete images of more or less symbolic cages or cold anatomical tables, where she interrogates the positive, although sometimes painful, energy of life.
Having left the limelights of theatre and dance festivals for a few years, she has recently returned with a positive project, which makes the encounter with others the nourishment of a necessary artistic energy. Unravelling among modular stage formats that extend the possibility of making the performance an experience, even before being a product to be consumed, Paola Bianchi today dances with a transparent body of powerful quality, the bearer of a luminous presence because it derives from a lucid perceptive awareness, capable of translating onto the scene the pertinent features of a new cognitive aesthetic and - to use a tense oxymoron - of a rational emotion.
                                                                                        Alessandro Pontremoli














































































Paola Bianchi appartiene a una generazione di autori della danza contemporanea che sta fra i cosiddetti “pionieri” degli anni Ottanta e gl...